Forse non è un caso che proprio in questo particolare periodo storico sia stata ritrovata, 107 anni dopo l’affondamento, la nave che condusse il suo comandante alle porte dell’Antartide. E non è neanche un caso che un libro, 2034, in cui si snodano le vicende di una futura, ma non per questo non attuale, compagine politica e sociale, prenda ad esempio l’impresa del comandante Shackleton durante la spedizione Endurance.
La vicenda vissuta da Shackleton, costretto ad abbandonare il 21 novembre 1915 la nave Endurance, intrappolata nel ghiaccio per mesi prima di affondare nei pressi del gelido mare di Weddel, in Antartide, e le condizioni avverse che dovette affrontare per portare in salvo tutto il suo equipaggio, simboleggiano quanto la forza di un comandante, responsabile della vita di molte persone, possa condurre a scelte che, sebbene complicate e difficili da affrontare, riescano a fare saggiamente del bene a tutti, anche a dispetto dell’ottenimento dell’obiettivo prefissato. «L’obiettivo, adesso, è mettere al sicuro la vita dei miei uomini, ed è a ciò che dovrò dedicare tutte le mie energie applicandovi ogni briciola di conoscenza che mi deriva dall’esperienza già fatta in Antartico. Si tratterà di un compito lungo e faticoso per cui occorreranno una mente disciplinata e un chiaro programma se vogliamo venirne fuori senza perdite di vite umane. Un uomo deve sapersi adeguare a un nuovo obiettivo non appena il precedente non è più perseguibile» (Ernest H. Shackleton, South, 1919).
2034 è un libro ambientato in una società non ben definita ma verosimile all’attuale, sulle quali si avvicendano dal 2017 le imprese dei suoi protagonisti, personaggi influenti e di spicco, i quali si interrogano sulle loro responsabilità, sull’esistenza del genere umano e sulla sopravvivenza del pianeta. I protagonisti stessi ricordano le scelte di Shackleton come quelle di un “uomo di buon senso”.
Ecco perché il ritrovamento della nave Endurance oggi ed il ricordo delle gesta del suo capitano, alle porte di una guerra che, come in 2034, ricorda quanto questa sia gestita solo dalle leggi del profitto, dell’ingordigia e dell’insensatezza, attraverso figure, nascoste o meno nei meandri di una gestione politica aggressiva o intrisa di falso buonismo, riporta in auge la figura di uomini capaci di mettere da parte tutto pur di perseguire obiettivi etici.
Oggi quindi, come i protagonisti del libro, ci interroghiamo sulle conseguenze che certe scelte possano avere sulla nostra società, su tutte le società del mondo. Ci interroghiamo su quanto l’Occidente non sia più il motore di quei valori culturali, sociali ed etici che nel corso dei secoli, grazie a estimabili filosofi, artisti e uomini di scienza, ci hanno reso liberi, consapevoli e aperti alla conoscenza. Il rispetto della conoscenza e l’uso di questa è il motore che spinge i personaggi del libro a cercare la via per la creazione di un futuro più giusto.
Potremmo noi fare lo stesso? Oggi è urgente la necessità di porci queste domande. E’ fondamentale essere a conoscenza di ciò che è accaduto, di ciò che sta accadendo e di quello che potrà avvenire. La conoscenza è l’unica vera arma che abbiamo per portare avanti valori che vanno al di là di ogni forma di violenza o gioco di potere.
Secondo l’autore del libro: «La speranza del mondo risiede, a mio avviso, nella capacità di saper tornare indietro e di avviarsi su un cammino fondato sul buonsenso e sul rispetto per la Vita» (Rino Tringale, 2034, Matrix Edizioni).
I protagonisti di 2034 trovano la soluzione per la realizzazione di un mondo migliore. Non saranno più personaggi abbietti, ingordi, senza scrupoli, poco avvezzi alla conoscenza, a governarci, bensì filosofi, scienziati, antropologi, letterati, persone che hanno condotto la loro esistenza a servizio della conoscenza. Sono loro a guidare la tecnologia come strumento al servizio di tutti all’interno di una base chiamata Shackleton, costruita nel punto esatto in cui Ernest Shackleton, il 9 gennaio 1909, decise di rinunciare al sogno di una vita, la conquista del Polo Sud, durante la sua prima spedizione Nimrod, a sole novantasette miglia dall’obiettivo, per riportare a casa, sano e salvo, l’equipaggio al completo.
A cura di Claudia Sinagra
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