La legge Zan è una legge che spacca la società in due. Anche se vogliono farvi a credere che ad opporsi siano uno sparuto gruppetto di estremisti. C’è chi la chiede pensando che sia uno strumento utile contro i reati di omotransfobia e c’è chi la ostacola, ritenendola una legge che limita la libertà di espressione e di tutela della famiglia tradizionale. Infatti questa legge – con la modifica dell’articolo 604 bis del codice penale – introduce il reato di “istigazione alla discriminazione” che di fatto rende passibile di denuncia chiunque sostenga idee, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere che altri potrebbero considerare discriminatorie. Esempio: esprimo delle idee a favore della tutela della famiglia tradizionale. Le mie idee e i miei valori potrebbero risultare un incitamento a discriminare chi invece ha una visione diversa del concetto di famiglia. Oppure potrei trovarmi a discutere pubblicamente, durante un comizio, dell’importanza del ruolo della figura del padre e della madre per la crescita di un figlio. E qualcuno potrebbe considerare le mie parole come un incitamento contro le adozioni gay e quindi come una istigazione verso gli omosessuali. In entrambi gli esempi citati sarei passibile di denuncia penale e di eventuale condanna al carcere, semplicemente per aver espresso delle mie idee, pur senza aver insultato nessuno, pur non avendo mai minimamente pensato di fare violenza a qualcuno e pur essendo d’accordo sul fatto che per i reati che riguardano determinate categorie le pene vadano inasprite.
Le posizioni pro e contro questa legge potrebbero essere considerate entrambe legittime. Come tutte le posizioni assunte in buona fede, magari senza la dovuta informazione. Migliaia di persone in questi mesi hanno manifestato in favore della legge Zan a fin di bene. Migliaia di persone, sempre a fin di bene, hanno manifestato con donne e bambini, in favore della libertà di espressione e delle tutela della famiglia tradizionale contro l’approvazione di questa legge. Tutto ciò che andrebbe fatto è far emergere i punti comuni tra le due posizioni contrapposte in modo da arrivare ad una sintesi che possa cancellare le preoccupazioni di entrambe le categorie. Chi ha avuto modo di confrontarsi a lungo con gli esponenti dei favorevoli e dei contrari al DDL Zan, sa bene che questo punto comune esiste già. Ed è la necessita di tutelare maggiormente le categorie che sono più esposte alle discriminazioni e soggette ad aggressioni fisiche e verbali introducendo delle aggravanti che fungano da deterrente per quei specifici reati, senza però introdurre reati di opinione che si prestano a strumentalizzazioni, a libere interpretazioni anche a scopo politico, per punire partiti o movimenti più conservatori. Come hanno fatto allora a creare una spaccatura apparentemente insanabile tra due categorie che sostanzialmente richiedono entrambe di poter tutelare la propria legittima libertà di espressione senza insultare, o aggredire l’altro?
Semplice. Hanno azzerato il confronto, manipolando il dibattito e rendendolo a senso unico. Sui media e sui social siamo bombardati tutti i giorni da trasmissioni e testimonial vip in favore del SI alla legge, mentre vengono messi alla gogna i sostenitori del NO. Per esempio il 90% dei favorevoli alla legge ZAN non conosce, non ha letto o non ha mai sentito parlare in Tv della modifica dell’artico 604 che introduce il reato di “istigazione alla discriminazione” e quindi ignora le conseguenze che un reato di opinione, punibile penalmente, possa avere sulla società. In un intervento Radio , in tempi non sospetti lamentavo di aver assistito ad una puntata del Maurizio Costanzo Show in cui di dibatteva sulla legge Zan, ma con 12 ospiti tutti a favore del SI alla legge.
Vi basterà fare una semplice ricerca su internet delle immagini delle manifestazioni conto la legge Zan e troverete la miriade di cortei, di flash mob e di iniziative che sono state portate avanti dalla società civile e totalmente ignorate dai media, in particolar modo a difesa della famiglia. Ma se fino a qualche giorno fa gli oppositori della legge venivano semplicemente oscurati, il cambio di passo avvenuto in occasione del concerto del 1 maggio, strumentalizzando la popolarità del rapper Fedez è davvero vergognoso. Credo sia la più becera opera di propaganda e manipolazione delle masse a cui io abbia assistito negli ultimi anni. Nulla è stato lasciato al caso. Nulla è stato improvvisato. Ogni parola, che Fedez ha accuratamente letto, e ogni azione sono state scientemente organizzate al fine della propaganda. Un esercizio di ingegneria sociale in piena regola.
Le tecniche di manipolazione usate, potrebbero ad occhio nudo sfuggire ai più distratti ma non certo agli addetti ai lavori. Cerchiamo allora di ricostruire insieme quanto accaduto. Accendiamo un riflettore su come abbiano inciso sulla percezione delle persone. Solo in questo modo la verità potrebbe rappresentare lo schiocco delle dita davanti agli occhi dell’ipnotizzato.
Cominciamo a capire quali fossero gli obiettivi e poi vedremo come sono stati raggiunti.
Il primo: Trasformare l’apertura di un concerto che catalizzava l’attenzione mediatica, in un comizio politico per propagandare un pensiero unico, senza contraddittorio, con l ‘obiettivo di creare nella percezione degli italiani il MOSTRO contro cui opporsi, che doveva essere impersonificato nella figura degli oppositori alla legge ZAN.
Il secondo obiettivo era quello di rafforzare questo sentimento di ostilità nei confronti del NUOVO MOSTRO facendo credere che ci fosse stato un tentativo di censura da parte dei vertici Rai. A quel punto entra in gioco la figura del super eroe Fedez, chiamato a combattere contro il bavaglio con un esemplare esercizio di democrazia per rendere giustizia alla verità.
E’ andata veramente così? Analizziamolo insieme.
Nella prima parte del suo discorso, Fedez parla della necessità di tutelare la categoria dei lavoratori del mondo dello spettacolo, in crisi profonda a causa delle conseguenze della pandemia. Bacchetta Mario Draghi, chiamandolo semplicemente Mario, per non aver dato al quella categoria il giusto sostegno rispetto ad altre più tutelate. Un discorso che non fa una piega e che tirando in ballo dei lavoratori (anche se di un comparto specifico) durante le celebrazioni del 1 maggio, può essere considerato un argomento che giustifichi la parentesi politica in occasione di un concerto. Ed, infatti, a detta dello stesso Fedez, su questa prima parte del discorso non ha avuto obiezioni sostanziali da parte dei vertici Rai. Ma passiamo al discorso incriminato che invece la Rai ha definito poco opportuno.
Fedez inizia il gioco sporco, ossia instillare nella percezione della gente, alcune idee ben precise: La prima è far credere che chi si oppone alla legge Zan sia prevalentemente un leghista (sappiamo invece che nel paese c’è una opposizione trasversale che riguarda tutta la società civile). La seconda, è la volontà di alterare la percezione del pubblico citando frasi vergognose dell’estremista di turno affinché la parte politica che si oppone al DDL risulti formata da chi i gay li brucerebbe in un forno. Terzo punto, il più subdolo ma il più efficace di tutti, è quello, per associazione, di far credere che tutti gli oppositori alla legge Zan siano allineati a quel pensiero estremo.
Sintetizzando il messaggio che hanno voluto far passare: O sostieni la legge Zan o sei uno che vorrebbe eliminare i gay.
Operazione riuscita.
Ma Fedez (e chi per lui) aveva pensato davvero a tutto. E quindi hanno organizzato anche la trappola per i vertici RAI con tanto di registrazione. Hanno inviato un discorso la cui parte finale era di fatto irricevibile in quel contesto, fuori luogo, e fuorviante. Perché metteva al centro, su un palco di tale prestigio i deliri di singoli personaggi che rispondono solo a se stessi. Quindi era ovvio, ed era prevedibile che arrivasse l’obiezione della Rai. Per questo erano tutti pronti per la registrazione, per poi cavalcare il tema della censura e della libertà di espressione negata, che gli avrebbe fatto fare definitivamente breccia nella cuore e nella mente del pubblico.
Apriamo una parentesi sulla RAI, chi scrive è uno dei giornalisti/scrittori che più di tutti ha subito censure. Le mie proteste si sono svolte spesso fuori le sedi Rai. Le mie inchieste hanno più volte tirato in ballo proprio i suoi vertici, denunciando per esempio il conflitto di interessi tra chi ha scelto di fare una carriera da lobbista e chi è poi diventato presidente della Tv di stato. Quindi solo la persona a cui meno di tutti si può imputare di difendere i vertici Rai.
Detto questo, vi dico che se avessi ricoperto il ruolo di chi ha ricevuto quel discorso di Fedez, lo avrei a mia volta definito inopportuno e inadeguato esattamente come ripetuto dalla vicedirettrice di Rai 3 che ha risposto a Fedez al telefono e che non parla mai di censura ma di parte del discorso inopportuna in quel contesto, ossia per aprire un concerto musicale nel giorno della festa dei lavoratori. Ma se l’operazione Fedez è riuscita è perché i suoi interlocutori della Rai sono caduti nella trappola ed hanno motivato quel diniego invitando l’artista ad adeguarsi ad un sistema. Un sistema che nella Rai esiste davvero, contro al quale combatto in prima persona da tempo e che va assolutamente condannato. Ma in quello specifico contesto, quella parte del discorso era irricevibile perché non attinente all’evento in corso e non si può pensare di usare il palco del concerto del primo maggio per elencare i deliri di singoli estremisti, soprattutto se l’intenzione è di far credere che quelle vergognose affermazioni siano il sunto del pensiero di una parte politica o ancor peggio delle migliaia di persone della società civile che si oppongo a quel DDL e che su quel palco non sono rappresentate. E come se qualcuno volesse far credere che tutti i rapper sono degli omofobi citando semplicemente le parole di alcune canzoni di Fedez in cui parlava del suo odio represso verso tutte le persone gay (Faccio Brutto).
Morale della favola . Quelli che stanno propagandando una legge che di fatto annichilisce, rade al suolo la libertà di espressione, rendendola passibile di un reato penale sono oggi percepiti dalla gente come i super eroi che combattono per tutelarla. Permettetemi una standing ovation. Operazione esemplare.
Francesco Amodeo
Per capire la “Matrix” della disinformazione mediatica si consiglia la lettura de La Matrix Europea
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