Da settimane in tanti si pongono la fatidica domanda: di chi è la colpa di tutto quello che sta accadendo in Afghanistan? E’ colpa degli americani, che hanno raggiunto i propri obiettivi nel post invasione e non hanno più interessi personali a rimanere, dimostrando che l’obiettivo non è mai stato esportare democrazia?
Alcuni analisti al contrario dicono che l’abbandono improvviso da parte delle truppe Usa sia invece una trappola per i nemici cinesi. Appiccare il fuoco ai confini con la Cina, sperando che divampi e che il nemico storico, costretto ad intervenire resti in qualche modo bruciato?
Io, invece, nella mia personale analisi, propongo una terza via: l’accordo sottoscritto da una delle due grandi potenze mondiali con i talebani in cambio dello sfruttamento delle risorse minerarie del paese, recentemente emerse.
Non posso ancora darvi i nomi dei mandanti internazionali di tutto quello che sta accadendo, ma posso fornirvi la formula per scoprirlo nel breve periodo. I responsabili, infatti, andranno ricercati tra le nazioni che hanno stretto accordo con i Talebani per lo sfruttamento dei giacimenti minerari e delle terre rare. Non ho alcun dubbio che ci sia stato un precedente accordo con i leader “barbuti”: a voi il Paese, a noi le risorse indispensabili.
Siamo, infatti, nel momento apicale della cosiddetta transizione ecologica, imposta al mondo intero, dove l’economia di facciata deve essere tutta rigorosamente green. Servono quindi nuove tecnologie, nuove fonti di energia e quindi nuove risorse da sfruttare. Tutto quello che riguarda l’industria green dipende da pochi minerali, spesso molto rari, sicuramente più rari del petrolio. Un esempio: il litio, minerale indispensabile per le batterie delle auto elettriche, per le batterie dei telefonini di ultimissima generazione e per tante altre tecnologie.
Pensate che solo alcuni anni fa si è consumato un tentativo di golpe in Bolivia che il presidente boliviano Evo Morales (come ho ben spiegato nella mia ultima inchiesta IL DIegO RIVOLUZIONARIO ) ha definito proprio il golpe del litio finanziato dall’industria automobilistica americana e dall’industria militare che avevano urgente necessità di quel minerale. Quel “golpe” permise alle grandi multinazionali di mettere le mani sul litio della Bolivia. Purtroppo per gli USA la situazione è cambiata troppo presto. Alle nuove elezioni nel 2020 i boliviani hanno riportato al governo un uomo dell’ex presidente Evo Morales – tornato in patria dall’esilio forzato- che ha rimesso sotto il controllo del governo le risorse di litio.
Come fare allora dato che le richieste di litio continuano ad aumentare? Qui arriviamo all’Afghanistan, ai giorni nostri. Alcuni anni fa dei geologi, assoldati dal Pentagono americano in cerca di terre ricche di litio individuarono proprio nell’Afghanistan la terra con il potenziale più alto di estrazione di quel minerale, definendola una delle potenziali potenze minerarie al mondo – come riportato in questo articolo del New York Times – “L’Afghanistan può diventare l’Arabia Saudita del litio” dichiararono entusiasti i ricercatori che scoprirono nel nord dell’Afghanistan l’enorme sacca di giacimenti minerali valutata attorno a 1000 miliardi di tonnellate. Si tratta di qualcosa di immenso e soprattutto di inedito.
“E’ un enorme potenziale”, confermò il generale David H. Petraeus, comandante in capo delle truppe Usa in Afghanistan. Da quel momento (fine 2010) l’Afghanistan è diventata oggetto del contendere tra Usa e Cina. E tutto quello che sta accadendo ultimamente è stato ampiamente previsto e va inserito in quello specifico contesto. Chi metterà le mani su quelle risorse vincerà una delle battaglie decisive nella nuova guerra fredda tra Usa e Cina.
Ma per pianificare lo sfruttamento della grande riserva mineraria è indispensabile avere il controllo del territorio, o il lasciapassare di chi lo controlla. In questa ottica i Talebani potrebbero avere un ruolo decisivo. E qualcuno potrebbe avere barattato il popolo, il paese ed i diritti civili con lo sfruttamento delle risorse. Ricordiamo anche che dopo la scoperta dei geologi americani proprio il Ministro delle Miniere afghano venne accusato dagli USA di aver accettato una tangente di 30 miliardi di dollari dalla Cina in cambio dei diritti di sfruttamento delle miniere di rame nel paese. Il ministro fu destituito.
Pensate davvero che le riserve di litio le lascino in mano agli afghani nel mezzo della transizione ecologica mondiale? o le utilizzino semplicemente per rilanciare l’economia del paese? O forse trovate più plausibile che qualcuno abbia detto ai talebani: noi vi lasciamo il Paese, voi ci lasciate quelle riserve.
La domanda che mi pongono in tanti a questo punto è: Usa o Cina?
Perseveriamo infatti nell’errore di ignorare che gli apparati americani e quelli cinesi stiano da anni lavorando in sinergia. La gestione del post pandemia credo sia l’esempio più palese di questo accordo. Mentre le due grandi potenze sono ufficialmente entrate in una nuova guerra fredda davanti all’opinione pubblica, nelle stanze dei bottoni, invece, gli apparati che aspirano ad un nuovo ordine internazionale sanno bene che questa volta non potranno esserci vincitori. Gli apparati USA sono consapevoli che non potranno indurre la dissoluzione della Cina come avvenne con l’Unione Sovietica. Se ciò dovesse accadere sarebbero per primi gli americani a crollare a picco dato che le due economie questa volta sono interconnesse. Tutto quello che possono ottenere è una spartizione del mondo per sfere d’influenza come avvenne nel dopoguerra a Yalta. Ma questa volta quella spartizione non sarà momentanea. Nessuna delle due super potenze è destinata a sparire nel breve periodo. Per questo motivo, ogni pedina che vedrete muoversi sullo scacchiere internazionale non può essere inquadrata nella dicotomia Usa/Cina. Ma sarà sempre frutto di accordi tra gli apparati di entrambe le superpotenze ovviamente contro gli interessi dei popoli che dovrebbero rappresentare e di quelli che vengono sacrificati sull’altare del nuovo ordine internazionale come sta accadendo in Afghanistan. Se gli americani hanno lasciato quel territorio, nonostante le risorse e nonostante gli oltre 20 anni di costosissima occupazione, vuol dire che hanno raggiunto un accordo con i talebani e che quell’accordo implichi la loro ufficiale e repentina uscita dal paese. Ma state pur certi che gli americani non avrebbero lasciato la piazza libera ai cinesi se prima gli apparati delle due super potenze non avessero raggiunto un accordo interno. Kabul sarà la nuova Berlino divisa per sfere d’influenza. Il nuovo muro sarà quel recinto sul quale abbiamo visto genitori disperati passare i propri neonati. Il mondo seguirà la medesima spartizione grazie alla pandemia che ha accelerato questo processo.
Ai posteri l’ardua sentenza. Presto quegli accordi verranno fuori. Il mondo a quel punto saprà chi ha tradito il popolo afghano con la complicità della comunità e dei media internazionali che hanno totalmente glissato su questo argomento.
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Francesco Amodeo per Matrix Edizioni
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